
Baalbek in Libano è uno dei siti archeologici più importanti del Vicino Oriente, dichiarato nel 1984 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Si trova, in linea d’aria, a circa 65 km ad est di Beirut. Oggi Baalbek è una cittadina nella valle della Beqāʿ, capoluogo di un omonimo distretto libanese.
Situata ad est delle sorgenti del fiume Leonte, ad un’altitudine di 1170 metri sul livello del mare, Baalbek è famosa per le monumentali rovine di alcuni templi romani risalenti al II e III secolo dopo Cristo, quando Baalbek, con il nome di Heliopolis ospitava un importante santuario dedicato a Giove Eliopolitano nella provincia romana di Siria.Quello di Baalbek è uno dei siti archeologici più importanti presenti sul vasto spazio terrestre. Le monumentali rovine di Baalbek sono solitamente attribuite all’Impero Romano, poiché per un certo periodo esso vi stanziò e vi costruì alcuni importanti monumenti.
La storia di Baalbek però è molto più antica e abbraccia vicende che si susseguirono per più di 5.000 anni. Nel 334 a.C. Alessandro Magno conquistò Baalbek ed iniziò il processo di ellenizzazione dell’area. Dopo la morte di Alessandro Magno furono i Tolomei d’Egitto ad occupare Baalbek e ribattezzarla col nome di Heliopolis, “la Città del Sole”.
Nel 47 a.C. Giulio Cesare si stabilì nella città e ordinò la costruzione di tre grandiosi templi che furono eretti in onore delle principali divinità del “Pantheon” romano, ovvero Giove (Dio del cielo e del tuono), Bacco (Dio dell’agricoltura e del vino) e Venere (Dea dell’amore e della bellezza). Non troppo lontano dalla città, sulla cima di una collina, fu installato un piccolo tempio in onore del Dio Mercurio, divinità molto cara ai Romani.
Uno dei più grandi misteri del sito di Baalbek riguarda le fondamenta che servirono d’appoggio al monumento principale, il “Tempio di Giove”. Questo elegante e sofisticato tempio poggia infatti su un colossale terrazzamento di circa 465.000 metri quadri, costituito da tre mastodontici blocchi di pietra che misurano 5 metri di altezza, 20 metri di lunghezza, 3,6 di larghezza e dal peso superiore alle 800 tonnellate ciascuno. Risolto uno dei maggiori enigmi legati al colossale Tempio di Giove a Baalbek, in Libano, una delle architetture più complesse mai concepite sulla Terra. Si tratta di un tempio famoso in tutto il mondo per le sue dimensioni e la sua architettura megalitica ma numerosi misteri ancora lo avvolgono. Oggi però grazie ad uno studioso italiano, è stato risolto il mistero, uno dei più grandi legati all’antichissimo edificio, che riguarda la posa delle sue fondamenta e la datazione precisa delle fasi di costruzione.
I romani sicuramente eressero le 12 mastodontiche colonne nel 60 d.C. circa, ma chi posò le massicce pietre delle fondamenta? Giulio Magli, professore di
Archeoastronomia al Politecnico di Milano, nel suo studio pubblicato nel volume scientifico Archaeoastronomy in the Roman World data anche la fase megalitica agli architetti erodiani, risolvendo così l’enigma delle fondamenta megalitiche del Tempio. Magli giunge alle sue conclusioni grazie all’archeoastronomia. Nel suo studio, l’archeoastronomo del Politecnico di Milano rileva infatti come “il Tempio di Giove sia orientato verso il levare delle Pleiadi, un gruppo di stelle legato alla fertilità e al rinnovamento nel mondo greco-ellenistico: una scelta di orientamento che sarebbe insolita per un architetto romano”. Magli evidenzia che ci sono “chiare analogie architettoniche con le fondamenta erodiane del Monte del Tempio di Gerusalemme, visibili nel cosiddetto tunnel occidentale e formate da giganteschi blocchi di pietra molto simili a quelli della parte intermedia di Baalbek”. “Erode il Grande è una figura storica alquanto controversa. Tuttavia, la sua fama di grande costruttore è indiscussa e sembra proprio che sia possibile attribuire un altro capolavoro – oltre al Monte del Tempio, Masada e Herodion – alla lista delle sue realizzazioni architettoniche” evidenzia l’archeoastronomo.Lo studioso del Politecnico di Milano spiega che l’edifiicio del Tempio di Giove a Baalbek “consiste in un enorme basamento circondato da un muro ancora più enorme. La progettazione di tale muro è impressionante: esso consiste nella sovrapposizione di blocchi di pietra sempre più grandi man mano che si sale. Giganteschi megaliti (di circa 500 tonnellate ciascuno) sostengono la parte superiore, costituita da blocchi ancora più incredibili (circa 4x4x20 metri e 1000 tonnellate). Altri enormi blocchi di pietra sono stati inoltre rinvenuti in una cava a poche centinaia di metri a sud-est”.Il Politecnico di Milano ricorda che alcuni anni fa Andreas J. M. Kropp e Daniel Lohmann ipotizzarono che il basamento interno fosse stato inizialmente concepito e parzialmente costruito da Erode il Grande nel 15 a.C. circa. L’area, “non era sotto il diretto controllo di Erode, ma quest’ultimo era un amico dei romani che fondarono la colonia Berytus (Beirut) proprio in quegli anni”, tuttavia, Kropp e Lohmann “non sciolsero il mistero” delle fondamenta megalitiche del Tempio. Un enigma, annuncia il PoliMi, risolto adesso dall’italiano Giulio Magli.

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